Dott.ssa Claudia Brufani
La tiroide è fondamentale in gravidanza, può dar segno di sé con le patologie, ma della tiroide non ci dobbiamo dimenticare neanche dopo la gravidanza, nel post partum. E’ importante che la tiroide funzioni alla perfezione perché l’allattamento venga portato avanti dalla donna. Dobbiamo ricordare che esistono delle patologie che hanno un picco di incidenza nella fase di post partum, sono appunto le tiroiditi post partum che si verificano a distanza di qualche mese. La gravidanza mette infatti a tacere tutti i fenomeni autoimmuni ma una volta avvenuto il parto, questi si possono ripresentare in una donna che ne sia predisposta; bisogna tenere a mente che una donna che abbia dei sintomi intorno al terzo, quarto o sesto mese post partum può avere un problema a carico della tiroide.
La tiroidite post partum si può manifestare da un punto di vista ormonale in maniera differente. Può esordire con un ipertiroidismo che può causare insonnia, irritabilità, dimagrimento, tutti sintomi che possono essere confusi con quelle che sono le caratteristiche di una donna in fase di allattamento che tenderà a dormire poco, ad essere magari più irritabile o a dimagrire; è importante, invece, individuare che si tratti di una patologia, di un problema di tipo endocrinologico per poterlo inquadrare e gestire.
La tiroidite post partum con ipertiroidismo può poi evolvere verso l’ipotiroidismo permanente o transitorio; anche in questo caso spesso l’ipotiroidismo che causa stanchezza, malumore, stato depressivo, viene scambiato con una depressione post partum; invece deve essere identificato il quadro di ipotiroidismo perché con un trattamento abbastanza semplice e gestibile si può far tornare la donna a star bene e a farle riprendere una vita normale.
La scelta dell’asilo nido è molto difficile ma possiamo dare alcune indicazioni che possono aiutare i genitori.
Prenderemo in considerazione alcuni importanti elementi come l’affidabilità del personale, il rispetto degli standard di sicurezza, ma soprattutto il progetto educativo visto che l’asilo nido non è un parcheggio per bambini ma il punto di partenza del loro percorso di sviluppo intellettivo e sociale.
Molte informazioni le potremo captare anche da un primo sguardo perché le scelte di arredamento e di allestimento degli ambienti possono dire molto sulla professionalità che troveremo nell’asilo nido.
Una raccomandazione preliminare è quella di verificare che i nidi che andremo a valutare abbiano ottenuto una regolare autorizzazione dal comune presso il quale hanno sede.
Intervista di Gabriella Capizzi.
In collaborazione con Baby and Job e con l’asilo nido “il casello dei piccoli” di Roma
Come gestire i capricci dei bambini? La prima cosa i genitori devono capire è che il capriccio di un bambino ha sempre un una ragione, almeno dal suo punto di vista. I bambini non fanno capricci senza un motivo: il principale è che stanno cercando di capirequali sono i limiti del proprio comportamento oltre i quali non possono spingersi. Vorrebbero piena libertà, ma allo stesso tempo questa libertà fa paura, e cercano da noi adulti la sicurezza che viene proprio dal sentire di avere degli argini che se da un lato li limitano, dall’altro li proteggono.
Piangere, disperarsi e arrivare a volte a farsi male da soli è molto faticoso per i bimbi per cui se lo fanno c’è sicuramente una buona ragione dal loro punto di vista.
La prima cosa da fare è provare mettersi nei panni del bambino, provare a comprendere il suo punto di vista ed empatizzare. “Capisco che ti piacerebbe tanto fare questa cosa..” e poi eventuale spiegare la ragione per cui non la può fare.
La motivazione per cui viene detto un NO al bambino, deve esserci, e soprattutto deve essere una motivazione di cui il genitore è davvero convinto, perché diversamente la spiegazione non sarà sarà credibile e convincente.
Questi sono alcuni degli utili consigli dalla pedagogista Silvia Bolognesi su come interpretare i comportamenti dei bambini e quali atteggiamenti tenere per educarli efficacemente facendoli crescere sereni e sicuri.
Intervista di Gabriella Capizzi.
In collaborazione con Baby and Job e con l’asilo nido “il casello dei piccoli” di Roma
Come si cura l’otite? Il male all’orecchio é molto doloroso per i bambini. La prima cosa da sapere é che le otiti possono di origine batterica, virale o più semplicemente possono essere di origine infiammatoria. Il dott. Jacopo Pagani in questa intervista condotta da Gabriella Capizzi ci spiega come possono essere trattate e qualche buon consiglio su come prevenirle. Importantissimo é conoscere le correlazioni tra naso ed orecchio e l’importanza di tenere il naso pulito per non creare occlusioni di catarro e conseguenti problemi di otite.
Cosa fare se il bambino si procura un’ustione? La prima cosa da fare é eliminare completamente la fonte di calore cominciando dal togliere i vestiti, che potrebbero condurre ancora calore. Molto importante é raffreddare il prima possibile, anche a lungo la parte con acqua corrente. Le bruciature e le ustioni continuano a danneggiare i tessuti anche quando la fonte di calore è stata allontanata, per cui bisogna disperdere il più possibile il calore eliminato. Un errore comune è applicare ghiaccio sulle bruciature perché il freddo eccessivo ustiona esattamente come il calore. Una colta raffreddata la parte é importante avvolgere la parte con un panno molto pulito perché le ustioni si infettano facilmente. Il consiglio ê comunque dopo queste manovre di primo soccorso é di far vedere il bambino da un medico o a un centro di pronto soccorso.
In questo video la nostra ostetrica Karin ci mostra alcuni utili esercizi per il pavimento pelvico. E’ molto importante per il benessere femminile e per la prevenzione di problemi in seguito alla gravidanza e successivamente in menopausa. I problemi possono essere di incontinenza urinaria e fecale ma anche prolassi. Questi esercizi sono una utile abitudine per ogni donna in gravidanza e non…
In gravidanza è importantissimo fare attività fisica, con la giusta cautela e consultando sempre il proprio ginecologo.
Vediamo alcuni semplici esercizi che possono aiutare il particolare la schiena e per preparare il bacino al parto.
Per controllare il benessere del bimbo a fine gravidanza è utile effettuare una ecografia per misurare la quantità di liquido amniotico. Se la quantità è scarsa può essere opportuno procedere all’induzione al parto. E’ invece improbabile che la quantità sia eccessiva perché questa eventualità sarebbe stato rilevata già nei precedenti controlli.
Tutto spiegato dal dott. Nello Figliolini
Si possono prevenire i pidocchi? E se il bambino è stato già colpito come si possono eliminare? A queste domande risponde il dott. Francesco Santoro
La scarlattina ė una malattia esantematica infettiva. A differenza delle altre malattie esantematiche infantili non ê causata da un virus ma da un germe. La sua caratteristica che la rende facilmente distinguibile è la forma dell’esantema sul viso, che lascia libere le zone di occhi, naso e bocca con puntini che non si toccano tra loro. Altra caratteristica è la lingua a fragola con puntini in rilievo . Anche tutto il resto del corpo é colpito. I primi sintomi a comparire sono la febbre molto alta, mal di testa e a volte anche nausea e vomito. Nel giro di poche ore compare una forte infiammazione della gola che comporta dolore e difficoltà nel deglutire. Successivamente la lingua si ricopre di una patina biancastra molto densa che in pochi giorni evolve nella caratteristica lingua a fragola come detto in precedenza.
Nel nostro video il dott. Francesco Santoro, spiega dettagliatamente sintomi decorso e cura della scarlattina
il Dott Francesco Santoro in questo video ci guida nei passaggi fondamentali per lo svezzamento dei neonati. (detto anche divezzamento) Dopo sei mesi di latte esclusivo il lattante è pronto ad introdurre nuovi elementi: un cambiamento non solo alimentare ma che ha tanti aspetti psicologici. Seguiamo tutti i passaggi indicati dal nostro pediatra e neonatologo dott. Santoro evitando gli errori più comuni che fanno i genitori durante lo svezzamento.
La curva glicemica in gravidanza è un esame diagnostico di screening del diabete gestazionale. In pratica consiste in prelievi di sangue in diversi momenti della giornata, a digiuno e dopo la somministrazione di glucosio per monitorare l’andamento della glicemia e monitorare il diabete gestazionale. Non tutte le mamme devono effettuare la curva glicemica, ma la decisione spetta al ginecologo curante in base alla predisposizione individuale.
Avere un parto naturale dopo aver avuto figli con un taglio cesareo in molti casi è possibile. Le statistiche dicono che il 75% delle donne che hanno avuto un parto cesareo possono riuscire ad avere un parto naturale per via vaginale. Esistono alcune condizioni affinché questo possa succedere: la prima è il tempo : tra i due parti è bene che passino almeno 18 mesi. La seconda condizione è il numero dei tagli cesarei avuti, perché chi ha avuto più di due cesarei difficilmente troverà strutture disposte a farla partorire spontaneamente. Poi esistono altre valutazioni che deve fare il ginecologo. La dott.ssa Anna Paola Cavalieri ci spiega tutto con chiarezza e precisione.
Il bambino al nido è sempre ammalato? Purtroppo è abbastanza normale perché i bimbi piccoli producono ancora pochi anticorpi..La prima da cosa da fare è capire se servono gli antibiotici oppure no. Se la malattia è virale com un’influenza gli antibiotici non servono a nulla, mentre possono essere utili se l’infezione è batterica. Se il bambino ha febbre oltre 38 si possono dare dei farmaci antipiretici, mentre per liberare un può il nasino piuttosto che usare farmaci mucolitici è meglio usare l’aerosol. Con l’aerosol il farmaco nebulizzato si ferma in superficie e non arriva in profondità, anche perché i bambini non respirano molto profonda.
Molto importante è non mandare immediatamente al nido il bambino appena sfebbrato, ma lasciargli qualche giorno di convalescenza per dar respiro al suo sistema immunitario, altrimenti appena rientrato tornando a contatto con gli altri bimbi molto probabilmente avrà una immediata ricaduta. E’ vero che spesso il problema per le famiglie è organizzativo ma non dare convalescenza ai bambini sicuramente aumenterà la frequenza delle malattia e i giorni complessivi di assenza.
La spiegazione è del nostro esperto pediatra e neonatologo dott. Francesco Santoro.
Disegnare con il ghiaccio colorato. Un gioco divertente ed educativo da fare a casa I bambini potranno scoprire come il ghiaccio diventa acqua e viceversa.
Abbiamo bisogno solo di acqua, colorante alimentare che si può trovare nei supermercati, un foglio di carta abbastanza grande e un frigo congelatore.
I bambini si divertiranno moltissimo scoprendo il fenomeno fisico della trasformazione del ghiaccio in acqua.
Video in collaborazione con Explora, il museo dei bambini di Roma presentato da Alessia Bello responsabile della didattica e formazione.
L’epidurale può far male al bambino che sta per nascere?
La risposta è no! Non fa male al bambino perché il farmaco non arriva circolazione placentare e quindi non arriva al bambino. Il farmaco viene iniettato nella spazio peridurale e resta confinato lì.
Anche nel latte della mamma non arrivano residui, chiamati cataboiliti, e quindi anche l’allattamento non è compromesso.
Molto studi hanno confrontato gli indici di vitalità di bambini nati con l’epidurale sono identici a quelli nati senza.
La gravidanza generalmente dura 40 settimane, ma se non ci sono controindicazioni, per cui il liquido amniotico è in quantità sufficiente e i monitoraggi vanno bene e non ci sono preoccupazioni per la salute del bambino si può arrivare tranquillamente anche a 41 settimane. la quarantunesima settimana è chiamata settimana ostetrica. In genere, per prudenza, arrivati a 41 settimane + 3 giorni se il travaglio non comincia spontaneamente la mamma viene ricoverata in ospedale o in clinica e si procede all’induzione delle contrazioni attraverso la somministrazione di farmaci.
Spiegazione a cura della dott.ssa Anna Paola Cavalieri specialista in ginecologia ed ostetircia
Il monitoraggio serve a misurare la frequenza e l’intensità delle contrazioni della mamma e a monitorare il battito cardiaco del bambino nelle ultime settimane di gravidanza. In genere i monitoraggi cominciano a partire dalla 36esima settimana, ripetendo il controllo in tutte le settimane successive..Il monitoraggio è un mezzo indispensabile una volta cominciato il travaglio per verificarne la progressione.
Vediamo come funzionano con la spiegazione del ginecologo dott. Nello Figliolini con la preziosa collaborazione dell’ostetrica Claudia Spagnolo.
Il morbillo è estremante contagioso, si trasmette per via aerea con colpi di tosse e starnuti e colpi di tosse, Ha un periodo di incubazione di circa una settimana e la malattia comincia con un forte mal di gol e febbre che può essere anche molto alta.Dopo arriva l’esantema che dura 5-10 giorni Colpisce soprattutto i bambini non vaccinati fino a 5 anni ma ovviamente può colpire anche gli adulti. il malato è infettante già dalla fase di comparsa del mal di gola fino a 5 -10 giorni dopo la scomparsa dell’esantema.
Per un allattamento al seno ottimale è importante il contatto pelle a pelle tra la mamma e il bambino nelle prime due ore dalla nascita. Il bambino appena nato è particolarmente attivo, e questo lo aiuta nella ricerca del seno.
E’ anche molto importante scegliere una struttura dove partorire che offra il servizio di rooming in, ossia la possibilità di tenere il bambino sempre in stanza con la mamma, in modo che il piccolo possa attaccarsi ogni volta in cui lo desidera, allattandolo a richiesta. Un attacco frequente al seno stimola la donna a produrre latte tenendo presente che nei primissimi giorni non si produce latte maturo ma il colostro. Il colostro è una sostanza molto nutriente ricca di proteine e zuccheri ma povera di grassi molto importante anche per la produzione di anticorpi.
Nei giorni seguenti il colostro si trasformerà in latte di transizione e successivamente con la montata lattea in latte maturo.
Qualche settimana prima di partorire è opportuno cominciare a preparare la valigia (o la borsa) da portare in ospedale. Ecco degli utili consigli su cosa inserire nella valigia e come organizzarla.
Un parto naturale può essere veloce o anche lento e faticoso. Non è fortuna, ma sono le condizioni del corpo della mamma che determinano i tempi del travaglio e della dilatazione dell’utero. Il corpo deve essere in grado di avere una buona mobilità a livello delle ossa del bacino e della parte bassa della colonna vertebrale. Sono molto importanti anche i muscoli del bacino e del pavimento pelvico che devono essere in equilibrio fra loro per far sì che le tensioni generate sull’utero dalle contrazioni siamo simmetriche. Tutta la spiegazione da Marjorie Boussemart, osteopata specializzata nel trattamento di mamme in gravidanza e neonati.
La rottura del sacco amniotico o rottura delle membrane, comunemente conosciuta come rottura delle acque è un evento abbastanza comune nelle gravidanze a termine. Si può verificare per una sequenza di contrazioni ma anche da un’unica contrazione più violenta. Questo può generare una rottura del sacco all’altezza del collo dell’utero.
La rottura delle acque è un evento che non deve preoccupare ma bisogna fare attenzione al colore del liquido. Se il colore è limpido e trasparente è tutto nella norma, anche se può essere opportuno recarsi con calma nella propria struttura di riferimento. Nel caso in cui nel liquido fossero presenti tracce di sangue, o ancor di più le acque avessero un colore tendente al verde, sarà opportuno affrettare i tempi ed andare nella struttura dove si è deciso di partorire per verificare il benessere del feto.
In ogni caso la rottura delle acque non necessariamente coincide con l’inizio del travaglio, che può partire spontaneamente anche 12 o addirittura 24 ore dopo. Passate comunque le 18 ore dalla rottura del sacco è opportuno indurre farmacologicamente il travaglio.
Il parto gemellare. Differenza tra gemelli omozigoti e gemelli eterozigoti, e tutte le particolarità di una gravidanza gemellare. Nella gravidanza gemellare è sempre necessario il parto cesareo, oppure è possibile anche fare un parto naturale. Il periodo di gestazione è sempre di 40 settimane oppure è opportuno anticipare la nascita dei gemelli per diminuire i fattori di rischio?
La SICUREZZA dei nostri bimbi è tutto! Ma capita che proprio i genitori facciano errori preparando e tagliando gli alimenti che offrono ai propri bimbi in modo non adeguato alla loro età. Il dott. Marco Squicciarini ci spiega come prevenire il rischio di soffocamento preparando i cibi nel modocorretto.
UN VIDEO DA CONDIVIDERE, in collaborazione con EXPLORA il museo dei bambini di Roma
In gravidanza è opportuno che la futura mamma faccia il vaccino contro la pertosse. Il futuro bambino non potrà essere vaccinato contro la pertosse prima dei tre mesi e questa malattia può essere molto pericolosa per il neonato. Se la mamma fa il vaccino nel terzo mese di gravidanza i suoi anticorpi passeranno al feto proteggendo il piccolo.
Sentiamo tutta la spiegazione dalla dott.ssa Anna Paola Cavalieri.
In gravidanza è importante non correre rischi per cui specialmente nel primo trimestre vanno evitate assolutamente.
Prima di tutto è fondamenale evitare moto, motorini e biciclette, non solo per il rischio di caduta, ma anche perché i sobbalzi potrebbero impedire il corretto attaccamento dell’embrione, il futuro neonato.
L’attività fisica è molto importante per la mamma, sia per evitare di prendere troppo peso, ma anche per il controllo della glicemia oltre che per la circolazione; però nel primo trimestre deve essere molto blanda perché ci troviamo nel momento più delicato.
Nel secondo trimestre invece sarà possibile fare un’attività un po’ più dinamica sempre sotto stretto controllo del vostro ginecologo curante.
Conoscere tutti i metodi contraccettivi è importante. Vediamo quali sono e quali sono i più sicuri, per arrivare al momento della gravidanza in modo sereno e consapevole.
Parleremo della pillola anticoncezionale, della spirale, della crema spermicida e ovviamente dei preservativi. Affronteremo anche il discorso del metodo opimo knaus che ovviamente non si può considerare un metodo contraccettivo affidabile.
Quanto tempo dopo il parto una donna può restare incinta di nuovo?
Quando una donna torna fertile dopo la maternità?
Mentre si allatta si possono prendere contraccettivi?
Quando una donna comincia ad allattare produce un ormone che si chiama prolattina che blocca l’ovulazione, per cui la donna non può rimanere incinta. Questo periodo in cui la donna non dovrebbe essere fertile dura fino a quando il numero delle poppate non comincia a diminuire e arriverà la prima mestruazione dopo il parto che è chiamata capoparto. Attenzione però perché non esiste nessuna certezza scientifica che non si possa restare incinta anche prima di questo evento.
Altra domanda frequente è se sia possibile prendere la pillola anticoncezionale mentre la mamma sta ancora allattando. La risposta è no, se parliamo della pillola classica, perché contiene progesterone che potrebbe arrivare nel latte materno. Esiste però una pillola apposita che non contiene progesterone che si chiama minipillola. La minipillola blocca l’ovulazione senza interferire con l’allattamento.
Spiegazione a cura del Dott Nello Figliolini. Ginecologo.
GRAVIDANZA E RISCHIO ROSOLIA. VACCINARSI È NECESSARIO? Dott.ssa Anna Paola Cavalieri
Non aumentare troppo di peso in gravidanza è importante non solo per la salute della mamma ma anche per quella del bambino. Gli studi dimostrano che mamme con un eccessivo incremento di peso nelle ultime settimane di gravidanza hanno più probabilità di partorire bambini predisposti all’obesità o con patologie endocrine.
Il giusto’aumento di peso in gravidanza, dipende dalla situazione di partenza della donna. Una donna con un peso di partenza normale dovrebbe prendere tra i 11 ai 15kg. In una donna sottopeso l’aumento può essere maggiore fino ad arrivare a 18 kg, mentre se la futura mamma è già in sovrappeso prima della gravidanza, l’aumento non dovrebbe essere superiore agli 11 kg.
La cosa importante è capire che il fabbisogno calorico non aumenta tantissimo. Non è vero che la mamma deve mangiare per due, e l’aumento di fabbisogno calorico varia a seconda dei trimestri ma non va mai oltre le 400 kcal al giorno, ma se la donna è già in sovrappeso l’aumento calorico dovrebbe essere al massimo di 100 kcal
La mamma dovrà fare attenzione soprattutto alla qualità dei cibi che mangerà.
Spiegazione della dott.ssa Anna Paola Cavalieri
Tutte le donne vorrebbero partorire con meno dolore possibile, ma in molte si chiedono se l’analgesia epidurale è sicura per il bambino. Ci sono controindicazioni? La dott.ssa Anna Paola Cavalieri ci spiegatutto in questo video.
Tra gli integratori importanti da assumere in gravidanza un ruolo fondamentale lo svolge l’acido folico. Tutto chiaramente spiegato dalla dott.ssa Anna Paola Cavalieri
INTEGRAZIONE DI FERRO IN GRAVIDANZA
Dott. Francesco Santoro
In questi ultimi due anni è ricominciata la polemica sulle vaccinazioni e si sono creati gruppi di No-vax che hanno contestato l’uso dei vaccini dichiarandoli pericolosi. Quello che che i genitori dovrebbero capire è che il rischio di vaccinarsi oggi con i prodotti che sono ormai controllati a livello istituzionale, non soltanto da parte di chi li produce, ha ridotto moltissimo il rischio della vaccinazione. Ma di contro nessuno può affermare che i vaccini siano sicuri al cento per cento, qualunque sostanza noi introduciamo nel nostro corpo che sia un vaccino, che sia un farmaco, un antibiotico o un alimento, quello che tocchiamo, quello che respiriamo, può creare comunque una reazione avversa nel nostro corpo, specialmente di tipo allergico.
La differenza qual è? Che gli attuali vaccini che noi usiamo, sono sicuri da un punto di vista farmacologico e testati a livello internazionale, non soltanto dalle case farmaceutiche che li producono e danno una copertura per malattie molto gravi e molto importanti, alcune delle quali le abbiamo dimenticate perché non le vediamo più; della polio e della difterite oramai non se ne parla più, il vaiolo è stato debellato con le vaccinazioni, tant’è che adesso non è più obbligatorio farlo; questo perché i genitori dimenticano che queste malattie 30-40 anni fa uccidevano più di una bomba. Il non vaccinare per paura di complicanze non ha molto senso; le vaccinazioni che noi adesso usiamo in Italia, che sono quelle che si usano oramai a livello internazionale – la nostra scheda vaccinale è pari a quella americana e di tutti i Paesi europei – copre i nostri bambini e i non vaccinati da malattie che possono essere anche molto gravi. Molte volte si sente dire dai genitori “dottore che se la prendesse la varicella, si autovaccina”.
La varicella che tra tutte le malattie esantematiche è forse la meno pericolosa, può, in alcuni bambini, dare delle encefaliti molto gravi o delle lesioni cutanee deturpanti. Le vaccinazioni non fanno esporre la malattia, quindi, non fanno uscire fuori le complicanze della malattia stessa. Il morbillo, di cui si è molto parlato ultimamente per i discorsi dell’autismo o di altre cose simili, è una malattia pesantissima; chi si fa il morbillo in maniera seria si fa parecchi giorni di febbre altissima con uno stato di compressione organica veramente pesante e una volta che un adulto o un bambino ha superato la malattia non è finita, poiché il virus del morbillo è un virus che va a insediarsi nel sistema nervoso. In alcuni rari casi ma esistenti per mutazione genetica, dopo 5, 7, 10 anni ricompare con una forma gravissima che si chiama panencefalite subacuta sclerosante che ti uccide lì al momento; il vaccinato non fa le complicanze, il vaccinato non fa la malattia. Un bambino che fa un morbillo pesante è assente dalla società per 15-20 giorni. Nessuno può garantire una sicurezza al cento per cento dei vaccini ma possiamo garantire la salute dei bambini che non si ammalano della malattia che noi copriamo con la vaccinazione e cosa più importante andiamo a proteggere anche quella parte di popolazione che non può vaccinarsi perché affetta da malattie che interessano il sistema immunitario e che rendono impossibile la vaccinazione, quindi è un dovere non soltanto per la nostra salute ma anche per quella degli altri.
Ormai sono anni che non vediamo più bambini neonati nascere con gravi malformazioni cardiache da rosolia, perché oramai tutte le donne sono vaccinate dalla rosolia. Non vaccinare per paura è giusto, è sacrosanto, si ha paura anche quando si deve fare una puntura di antibiotico, però bisogna bilanciare i rischi e i vantaggi; attualmente i vantaggi sono di molto superiori ai rischi. Un’altra cosa che deve essere chiara è che i bambini che devono essere vaccinati, visto che li vacciniamo dai primi mesi di vita perché così lo stimolo immunitario diventa più potente e dura tutta la vita, prima della vaccinazione devono essere controllati; non è assolutamente prudente prendere un bambino da casa e portarlo in un centro vaccinale senza che prima un pediatra l’abbia controllato. Se un bambino va a vaccinarsi e sta incubando anche una banale influenza e nessuno lo visita e nessuno se ne accorge rischia che quella vaccinazione amplifichi la malattia che sta incubando e diventi quindi una reazione sgradevole con febbre alta e dolori; non si può andare a vaccinare un bambino senza essere sicuri in maniera quasi totale che quel bambino in quei giorni stia bene; come è stato il bambino nell’ultima settimana, ha avuto febbre?, è stato raffreddato?, ha avuto diarree?, in famiglia si è avuto qualche problema con le vaccinazioni? il bambino ha qualche sindrome tipo la Guillan-Barré ?, bisogna fare quindi un’anamnesi medica ai genitori e una visita al bambino. Una volta che il bambino non ha rischi generici per la vaccinazione ed è in buone condizioni di salute si vaccina tranquillamente.
Le complicanze più frequenti per le vaccinazioni che si fanno sottocute tipo il morbillo, rosolia, varicella sono la febbre, che se compare, compare nel primo/secondo giorno della vaccinazione o nel quinto/decimo. Se qualche volta si avverte dolore nel punto di inoculazione, dura un giorno o due, anche quello passa. Altre reazioni normalmente non se ne vedono e bisogna tener conto che quando un pediatra o un medico è a conoscenza di una reazione abnorme ad una vaccinazione deve avvisare immediatamente le istituzioni, le Asl, che prendono queste informazioni e le controllano; per cui se si vede che ci sono reazioni strane per un certo lotto di vaccini immediatamente si blocca. Il controllo che si ha sui vaccini in produzione e in uso è maggiore del controllo che si ha sugli altri farmaci in generale, proprio perché sono sostanze che vengono usate alla popolazione in maniera estensiva.
Le ecografie da fare in gravidanza sono almeno 3. La prima tra la dodicesima e la tredicesima settimana. Questa ecografia ha il compito di verificare la crescita dell’embrione, ed è possibile ascoltare il battito cardiaco del bambino attraverso il doppler. Questo esame è importante anche per riuscire a dare una datazione precisa della fecondazione.
Spiegazione del dott. Nello Figliolini specialista in ostetricia e ginecologia
L‘ecografia morfologica serve a verificare oltre al corretto accrescimento del bambino anche la sua morfologia. Vengono controllati gli arti, le dita delle mani e dei piedi, gli organi interni e inoltre permette di scoprire il sesso del bambino.
L’ecografia morfologica deve essere fatta nel secondo trimestre di gravidanza tra la diciottesima e la ventiduesima settimana di gravidanza.
L’ecografia con flussimetria si effettua tra la 28esima e la 32esima settimana e serve per verificare che la crescita del bambino si nella norma in relazione al periodo di gravidanza. La flussimetria serve per la misurazione della pressione all’interno dell’arteria ombelicale e dell’arteria cerebrale. L’arteria ombelicale si trova all’interno del cordone ombelicale ed è quella che porta il nutrimento alla placenta, garantendo il nutrimento al bambino e la sua crescita.
La tendenza attuale è quella di ritardare un po’ la flussimentria perchè a volte accade che il bambino inizi una curva di decrescita anche dopo la settima 32.
Il rischio di toxoplasmosi in gravidanza fa molta paura alle mamme. E’ un’infezione che si trasmette attraverso le feci di animali, in particolare dai gatti che possono contaminare tutto quello che viene in contatto con le loro feci. Possono essere infettate le verdure, frutta e legumi cresciti nel terriccio contaminato. Anche gli animali che si cibano di vegetali contaminati diventano a loro volta infetti.
Il consiglio è di lavare con cura frutta e verdura con acqua corrente e cuocere bene le carni.
E’ importante anche lavare bene le mani se si viene a contatto con terra contaminata.
La toxoplasmosi può essere più grave se contratta nei primi mesi di gravidanza, mentre i rischi per il feto diventano sempre meno importanti mano a mano che aumentano le settimane.
Ogni mamma deve fare il test per sapere se nella sua vita ha già contratto questa malattia che nella maggior parte dei casi non ha sintomi particolari. Se la malattia è già stata contratta prima della gravidanza la donna sarà immune per tutta la vita.
La Dottoressa Anna Paola Cavalieri ci spiega le eventuali controindicazioni della DIETA VEGANA in gravidanza
Dott. Francesco Santoro
Normalmente un bambino che mangia esclusivamente latte materno rifiuta l’attacco al seno perché probabilmente o il seno in quel momento è stato mal gestito dalla mamma che ha usato prodotti, profumi o saponi tali da cambiare l’odore dell’aureola mammaria e/o anche della consistenza – il bambino rifiuta un seno che non conosce – oppure il bambino ha dei problemi, ha una candida o un’infezione in bocca tale che approcciarsi al seno materno e spalancare la bocca gli crea dolore. In questo caso bisogna che il bambino sia visto da un pediatra che cerchi di capire il perché, se dipende dal seno della mamma, se dipende dalla bocca del bambino, oppure, non vuole attaccarsi perché non ha fame in quel momento.
Dott. Francesco Santoro
A che età il bambino dovrebbe cominciare a camminare? Deve essere stimolato in qualche modo dai genitori? Il girello è utile?
Un bambino comincia a camminare intorno all’anno di vita, più o meno, ma in realtà ogni bambino è programmato per camminare quando è pronto. Il bambino inizia a camminare quando avrà fatto tale e tanta di quella ginnastica muscolare da assumere un buon equilibrio e quindi muoversi. Si sconsiglia fortemente l’uso del girello, perché il girello non fa sviluppare muscolo al bambino, il quale spostando il baricentro si muove su e giù, mentre un bambino arrivato intorno all’anno di vita deve cominciare ad essere messo in un posto dove possa muoversi, anche a terra; in un ambiente pulito senza stimoli traumatici intorno, deve cominciare a rotolare, a mettersi sulle quattro gambe, a dondolare su e giù. All’inizio comincerà a gattonare all’indietro, poi a gattonare in avanti e per alcuni mesi gattonerà in maniera molto veloce ed efficace facendo di tutto a quattro gambe, finché un giorno, quando si sentirà sicuro, dopo alcuni tentativi di sedute per terra violente, comincerà a camminare e lo farà per tutta la vita.
Ogni volta che si tenta di anticipare questi tempi, interponendo in questi tempi situazioni anomale dal girello in poi, si ritarda la camminata; il bambino tenderà, sia nel box o anche fuori, aggrappandosi e andando su e giù, a ballare; lo può fare tranquillamente, tutto ciò che è movimento che stimola il suo muscolo è accettato, non va stimolato a camminare, deve camminare da solo, ogni bambino ha il suo tempo della camminata.
in gravidanza bisogna assumere integratori alimentari o è sufficiente una sana alimentazione? Perché è importante la Folina? Risponde a queste domanda la dott.ssa Anna Paola Cavalieri Ginecologa
Consigli per alleviare il mal di schiena in gravidanza. Come si può alleviare? Da cosa dipende? qualche esercizio utile da fare a casa
Dott. Francesco Santoro
Cosa dovrebbe mangiare una neo mamma nel periodo dell’allattamento? Ci sono alimenti da evitare? Quello che mangio modifica il sapore del latte? Tutte le risposte dal dott. Francesco Santoro, pediatra e neonatologo.
Dato per scontato che l’allattamento al seno è un momento del tutto fisiologico, una mamma che allatta al seno non deve seguire una dieta particolare, deve seguire una dieta normale; il top delle diete durante l’allattamento al seno è la dieta mediterranea, per cui la mamma può mangiare tutto però cucinato in maniera pulita. Una cosa che deve evitare è di mangiare troppi grassi o fritti, perché questo può appesantire il lavoro epatico renale e quindi, dare un prodotto un po’ più scadente alla fine, che sarebbe il latte. Meglio non mangiare spezie, molte volte lo zafferano, il curry o il peperoncino, cambiano completamente il gusto del latte materno, il bambino non riconosce il latte di mamma, si agita e manda giù latte e aria, ciucciando male. Può bere tranquillamente un bicchiere di vino o di birra ai pasti ma non deve bere superalcolici, sono ovviamente pericolosi per il bambino. Non deve fumare e non deve assumere droghe. Una vita noiosa finché allatta poi dopo si potrà rifare. La dieta deve essere libera, l’unico problema nella dieta materna insorge quando la mamma e/o il papà soffrono di allergie, qualunque tipo di allergia; in questi casi è meglio che la mamma durante l’allattamento non mangi mucca, latte di mucca o cibi che contengono mucca, questo potrebbe indurre poi allergie al bambino se il bambino ha assunto dai genitori questa genetica allergica.
Dott. Francesco Santoro
In che posizione dobbiamo mettere il bimbo nella culla? A pancia in su? A pancia in giù? Su un fianco? Il dott. Francesco Santoro pediatra e neonatologo ci spiega una importantissima attenzione che ogni neo genitore deve avere: posizionare il piccolo su un piano inclinato!
Indipendentemente da come il bambino si mette, che poi nei primi mesi è lui che sceglie la sua posizione, e dopo alcuni mesi dalla nascita, la cosa importante è che sia sempre sollevato dal piano.
Il reflusso gastroesofageo è posto tra le prime cause della SIDS (la morte in culla); quando refluisce nell’esofago il succo gastrico, i cosiddetti bruciori di stomaco sono estremamente dolorosi nel bambino. Quindi, per evitare che il bambino pianga per il dolore, visto che nella stragrande maggioranza dei casi il dolore è legato al reflusso gastroesofageo, la prima cosa da fare, molto importante, è non mettere mai il bambino in un lettino piatto, deve essere sempre sollevato, il più possibile.
Quando il bambino comincia a scivolare da questa pendenza che i genitori hanno preparato nella culletta o nel porte-enfant si abbasserà un po’ l’inclinazione, ma per mesi dovrà essere sempre messo in posizione sollevata dal piano del lettino. Questo migliora molto i danni e quindi anche i dolori da reflusso. Prima il bambino viene messo in questa posizione prima finiscono questi reflussi.
Dott. Francesco Santoro
La sesta malattia o esantema subitum è un’altra malattia infettiva dovuta al virus herpes del tipo 6B che colpisce in genere i bambini dai sei mesi ai due anni, anche se può manifestarsi fuori da queste età canoniche.
E’ una malattia che si manifesta con febbre alta per tre, quattro, a volte anche cinque giorni, a volte anche molto alta, senza che ci siano sintomi all’inizio specifici. La caratteristica di questa malattia è che dopo la febbre compare un esantema puntiforme, delle piccole bollicine rosse che in genere colpiscono il viso, il collo, il tronco e poi si diffondono su tutto il corpo. Il soggetto è infetto durante la fase di febbre alta; quando compare l’esantema non è più infettante. È un esantema che non dà prurito e non esfolia.
La malattia dura pochi giorni e quando il bambino comincia a manifestare le bolle non è più infettante, comincia a sentirsi meglio, a mangiare di più ed è più attivo che non quando ha la febbre molto alta.
Essendo una malattia virale non c’è una terapia specifica, anche in questi casi l’unica terapia è quella antipiretica per la temperatura alta ed è molto importante che il bambino, specialmente durante il periodo della febbre alta, si idrati molto bene, è molto importante cioè, che beva parecchio.
Dott. Raffaele Santoro
Spesso i genitori si domandano quanto veda un bambino nei primi mesi di vita. Un’altra tipica domanda è se lo strabismo dei neonati è permanente oppure è soltanto un fatto transitorio. Il nostro oculista dott. Raffaele Santoro ci spiega tutto in modo semplice ed esaustivo.
Quando nascono i bambini praticamente non vedono, la loro acuità visiva tende ad aumentare proporzionalmente con la loro età, nel senso che nei primi mesi di vita cominciano a vedere sempre di più fino ad avere una distinzione delle immagini nitida intorno al sesto mese.
Dal quarto/sesto mese si completa la capacità di percezione retinica, quindi, distinguono bene gli oggetti e riescono anche a seguirli. Sempre in quel periodo di età si completa la loro attività muscolare, cioè i muscoli riescono a muoversi in maniera simmetrica. E’ da questa età in poi, quindi, che eventuali problemi di strabismo, per esempio, possono manifestarsi in maniera più costante e anche questo dipende dall’età; dal sesto mese fino al secondo anno l’acuità visiva tende a migliorare sempre di più, cioè riescono a vedere in maniera sempre più distinta in lontananza e raggiungono quelle che gli oculisti hanno standardizzato come acuità visiva dieci decimi intorno al secondo anno.
Questa età è variabile perché alcuni bambini possono raggiungere dieci decimi a due anni ed altri a quattro anni, dipende dallo sviluppo visivo; per cui se alla prima visita oculistica non escono fuori i dieci decimi sicuramente non è un problema perché fa parte dell’età di sviluppo. Poi, dai tre anni in su inizia e si completa lo sviluppo visivo, fino intorno ai sette anni; ed è questa una fase chiamata periodo plastico, nel senso che l’occhio è una struttura estremamente dinamica e tende a cambiare anche in base agli stimoli che vengono da fuori ma anche a cambiare in seguito alle caratteristiche delle sue strutture, cornea, cristallino, lunghezza assiale, ecc. E quindi si possono sviluppare difetti refrattivi di vario livello: astigmatismo, miopia e ipermetropia.
Dott.ssa Anna Paola Cavalieri
Il bimbo sta per nascere: quando recarsi all’ospedale?
Questa è in assoluto una delle domande più gettonate di fronte a un ginecologo. La donna, soprattutto alla sua prima esperienza, ha il terrore di non arrivare in tempo, di riconoscere il momento giusto per il quale recarsi nella struttura dove ha deciso di partorire.
In linea di massima si possono dare delle indicazioni per quanto riguarda una gravidanza a termine fisiologica, ovviamente non si tratta di gravidanze patologiche per le quali magari ci sono delle gestioni diverse; quindi, una donna al termine di gravidanza dovrà recarsi in ospedale quando iniziano le contrazioni, ma non alla prima contrazione, sarebbe opportuno aspettare che le contrazioni siano regolari, dolorose e che l’intervallo tra le contrazioni si stia accorciando.
In particolare il travaglio ha una fase chiamata “prodromica” che può durare in teoria anche un paio di giorni, durante la quale ci sono delle contrazioni irregolari, a volte dolorose a volte no, il cui intervallo può cambiare; per cui una donna può avere una contrazione ogni due ore e poi niente, poi per un po’ ne ha due-tre a distanza di mezz’ora, finché si è in questa fase è meglio stare a casa, se ci sono dei dubbi su movimenti fetali o perdite strane un controllo dal proprio curante o in ospedale male non fa ma, in linea di massima, se la donna è serena, se è stata opportunamente informata su come monitorare il benessere proprio e del bambino, la prima fase del travaglio, quella prodromica, è assolutamente opportuno farla a casa.
Nel momento in cui inizia la fase più attiva del travaglio le contrazioni iniziano a diventare sempre più dolorose, più ravvicinate, e anche in questo caso comunque se il bambino si muove adeguatamente e se la madre non nota perdite strane dai genitali, si può restare a casa finché le contrazioni non siano ravvicinate. Per ravvicinate si intende un intervallo che può essere intorno ai 5 minuti l’una dall’altra; questo può variare nel caso di secondo o terzo figlio perché nelle gravidanze successive i travagli sono più rapidi, la fase prodromica può durare quindi molto meno, può non esserci e le contrazioni possono essere da subito ravvicinate. Quindi in caso di seconda, terza gravidanza – quarta se ne vedono poche ormai – bisogna recarsi prima in ospedale.
Altro momento critico per la donna, ma anche per il marito che non sa cosa fare a casa, è quando si rompono le acque; la famosa rottura del sacco spiazza moltissimo le gestanti, in linea di massima è un evento che dovrebbe avvenire durante il travaglio, ma può capitare – in circa l’8-10% dei casi – che il sacco si rompa a termine di gravidanza ma fuori travaglio; in questi casi solitamente se il liquido è chiaro incolore e inodore si può aspettare un’ora o due, il tempo di organizzarsi per recarsi nell’ospedale o nella struttura scelta per partorire. Solitamente una volta arrivato in ospedale il bimbo verrà monitorato, se sta bene e non ci sono contrazioni, si attende; in linea di massima entro le 24 ore il travaglio inizia.
Però, è bene recarsi in ospedale perché andrà valutato invece se iniziare farmacologicamente il travaglio in alcuni casi specifici, se somministrare antibiotici in donne che hanno rischi di infezione, ecc. In linea di massima con la rottura del sacco entro un paio d’ore la donna si reca in ospedale. Altro evento per il quale spesso le donne a casa non sanno cosa fare è la famosa perdita del “tappo”. Il tappo mucoso in realtà non segna l’inizio del travaglio, può essere perso durante il travaglio, ma anche giorni e giorni prima semplicemente perché ci sono state delle contrazioni un po’ più forti, per cui di fronte alla perdita del tappo, che si presenta come un ammasso gelatinoso di muco e a volte con striature di sangue, la donna può semplicemente restare a casa, monitorare le contrazioni; se ci sono contrazioni, come abbiamo detto prima, nel momento in cui diventano regolari e dolorose si recherà in ospedale, se le contrazioni non ci sono non c’è bisogno di entrare in allarme, semplicemente è un segnale che inizia a prepararsi.